Tra cielo e terra, plenilunio e stelle, ogni anno nel mese di maggio si celebra una delle ricorrenze più amate nella tradizione buddhista tibetana: il Vesak.
Questa giornata speciale commemora tre eventi fondamentali della vita del Buddha Shakyamuni, tutti avvenuti – secondo la tradizione – nello stesso giorno dell’anno: la nascita a Lumbini, l’illuminazione presso Bodhgaya e il parinirvana (la morte) a Kushinagar.
Il termine indiano Purnima, che significa “plenilunio”, è divenuto col tempo “Vesak” e, nella lingua tibetana, si è trasformato in Saga Dawa Düchen (ས་ག་ཟླ་བ་དུས་ཆེན་).
Le prime celebrazioni di Saga Dawa Düchen risalgono probabilmente ai primi secoli della diffusione del Buddhismo in Tibet, tra il VII e il IX secolo, durante il regno del re Songtsen Gampo (617–649 d.C.).
Lo Stretto Legame tra Uomo e Universo
La stella Saga corrisponde alla nakshatra indiana Vishakha, una delle suddivisioni della fascia zodiacale nel sistema astrologico vedico, ancora oggi utilizzato anche in Tibet.
In termini astronomici occidentali, Vishakha si trova nella costellazione della Bilancia e include due stelle principali:
- Zubenelgenubi (α Librae)
- Zubeneschamali (β Librae)

Nel linguaggio tibetano, “Saga” designa proprio questa regione del cielo, in cui brillano queste due stelle, chiaramente visibili nei cieli limpidi dell’altopiano himalayano durante i mesi di maggio e giugno.
“Dawa” significa “mese” o “luna”, mentre “Düchen” può essere tradotto come “grande occasione” o “giorno sacro”. L’espressione Saga Dawa Düchen si traduce dunque come “il giorno sacro del mese di Saga”.
Nell’astrologia araba e rinascimentale, Zubenelgenubi, detta “chela del sud”, simboleggia l’equilibrio tra bene e male, la scelta consapevole e la forza del karma. Zubeneschamali, la “chela del nord”, rappresenta invece saggezza e purezza mentale, ovvero la retta via indicata dal Dharma.
La luminosa presenza in cielo di questi due astri accompagna e rafforza simbolicamente un periodo di profondo fervore spirituale, che culmina in sintonia con l’energia del plenilunio.
Vesak: La Pratica Illuminata
Per la comunità tibetana, il Vesak è vissuto come un momento altamente spirituale e propizio alla pratica.
Si ritiene che le azioni compiute in questo periodo abbiano un potere karmico moltiplicato, sia in positivo che in negativo. Per questo motivo, i praticanti buddhisti si dedicano con rinnovato entusiasmo a comportamenti virtuosi di ogni tipo.
Si eseguono kora (circuambulazioni rituali) attorno a stupa, templi o luoghi sacri come il Monte Kailash; si appendono bandiere di preghiera colorate, si fanno girare ruote di preghiera, si recitano mantra e si offrono lampade di burro per dissipare l’oscurità dell’ignoranza interiore.
Laici e monaci rinnovano o prendono nuovi voti, come l’impegno ad astenersi da azioni nocive. Alcuni partecipano al Nyungne, un ritiro intensivo di due giorni che prevede digiuno, preghiera e silenzio. Si celebrano le puja (cerimonie rituali) nei monasteri, i cui benefici vengono dedicati a tutti gli esseri senzienti.
Vengono recitati i sutra, come il Sutra del Cuore, il Sutra del Diamante o il Lungta, una preghiera di auspicio per benessere e buona fortuna. Si praticano atti di compassione, si offrono cibo ai bisognosi, si fanno donazioni ai monasteri e, in alcuni casi, si liberano animali destinati al macello.
Tutte queste azioni mirano alla purificazione del karma negativo e all’accumulo di meriti positivi.
Due Stelle, una Mente Illuminata
Il mese di Saga non è solo un momento religioso: rappresenta anche un’occasione per rafforzare l’identità culturale tibetana e il legame spirituale tra le generazioni, tanto nelle comunità rimaste in Tibet quanto nella diaspora.
E mentre si alza lo sguardo verso quella brillante porzione di cielo che dà il nome alla celebrazione, è naturale lasciarsi affascinare dalla presenza di due stelle vicine e complementari.
Saga è un fenomeno celeste che sembra riflettere il significato cosmico degli eventi sacri della vita del Buddha. Due corpi inseparabili che illuminano la notte come una guida silenziosa per ogni essere. Un’immagine che evoca la mente risvegliata del Buddha, un’unione indivisibile di compassione e saggezza.